Andrea

Come posso raccontare della mia testimonianza, da dove potrei cominciare?

Il mio rapporto con Dio è stato molto conflittuale vista la famiglia in cui sono cresciuto, e per molti anni mi sono reputato ateo o almeno credevo di esserlo. Potrei cominciare a raccontare come Lui voleva che le nostre strade si incrociassero.
Avevo circa 16 anni, mi ero da poco fidanzato con la donna che oggi è mia moglie, e per poter stare insieme (visto che aveva un padre severo) sfruttavamo ogni occasione. A quel tempo avevamo un’amica in comune (Miriam Carchedi). Lei aveva dato da poco il suo cuore a Gesù e ci disse se volevamo andare con lei in una tenda evangelistica del gruppo “Cristo è la risposta” a Primavalle (un quartiere di Roma). Così, per poter stare con la mia fidanzata, andai con loro. Ci andammo più volte e in una di queste ci fu un appello ad andare avanti, e in quell’occasione dissi: “Grande baffone (era così che chiamavo Dio), se tu esisti tocca il mio cuore”.
Beh, da quel giorno sono passati ben 21 anni, anni in cui ho vissuto come cittadino del mondo con tutti i suoi “annessi e connessi”. Ero schiavo del vizio della sigaretta, mi facevo gli spinelli e se capitava sniffavo anche la cocaina, ma questa era la mia facciata nascosta, perché per tutti ero un bravo ragazzo che lavorava. Mi sono sposato a 23 anni e a 24 ero padre di una bellissima bambina, Martina, e continuavo ad essere ancora schiavo di tutti i vizi che ho elencato. Dal 1993 al 2002 ho vissuto a casa dei miei suoceri e per tutti questi anni, essendo mia suocera di fede evangelica, non faceva altro, mentre lavava i piatti la sera, che dirmi di ravvedermi perché la fine era vicina ed io non comprendevo cosa volesse dire. Ironicamente dicevo “si, si”, però una cosa la dicevo con sincerità, e cioè che se un giorno mi fossi convertito, quella sarebbe stata la mia fede.
Nel 1996 nacque il mio secondo figlio, Matteo. Nel 2002 riuscimmo a comprare un appartamento e andare a vivere per conto nostro. Io e mia moglie eravamo felici perché avevamo raggiunto il nostro sogno, ma come spesso accade i sogni durano poco perché nel luglio del 2003 mio suocero si ammalò e nel giro di pochi mesi, il 3 ottobre di quello stesso anno, andò col Signore, avendoLo accettato come Salvatore nella sua vita poco prima di morire.
Dopo questo evento ce ne fu un altro ancora più doloroso, perché si ammalò anche mio cognato, il fratello più grande di mia moglie. Ricordo che per via della chemio gli prese un infarto. All’ospedale vennero a trovarlo anche Gianluca (il pastore della comunità di mia suocera) e sua moglie Miriam, e parlando con Gianluca chiesi se fosse giusto che soffrisse così tanto e se non fosse meglio che morisse piuttosto che soffrire. Ricordo che lui mi rispose che non era ancora il momento, di contro risposi: “Se il Signore lo salva allora io mi converto!" Tutto questo accadde in estate. Nell’ultimo periodo della sua malattia mio cognato si convertì all’Evangelo. Ricordo che negli ultimi giorni del suo calvario lui salutava sua madre (mia suocera) con la “pace” e il suo viso era sereno. Il 20 gennaio 2005 anche mio cognato andò col Signore e non vi dico quale dramma stessimo vivendo. Mia moglie era distrutta, nel giro di 18 mesi aveva perso i due punti forti della sua famiglia. 

Dopo il funerale Gianluca e Miriam ci invitarono un venerdì a cena a casa loro. Era l’11 febbraio e in quella serata dissi una frase così per scherzo: “Gianluca è il mio pastore e nulla mi mancherà”. Prima di andare via Gianluca mi invitò al culto per la sera successiva. Per tanto tempo mi avevano invitato ed io avevo sempre declinato l’invito, ma quella volta accettai. 
Era il 12 febbraio 2005 e quella sera segnò in modo indelebile la mia vita.
Come varcai l’ingresso del locale di culto c’era una sedia e li mi misi a sedere pronto ad andare via alla fine della riunione. Quella sera c’era un predicatore italo-americano che curava una comunità in Israele, si chiamava Santoro. Siccome parlava inglese era tradotto da un fratello (Angelo Greco). Parlava della chiamata di Dio a Mosè e diciamo che fin qui la storia la conoscevo avendo visto il film “I dieci comandamenti”. Quello che scoprii quella sera era un Mosè anziano che aveva circa 80 anni. Era balbuziente e timido. Rimasi rapito dalla descrizione dei dettagli e dal modo di predicare di questo fratello.
Alla fine del culto venne verso di me un ragazzo biondino con gli occhiali e mi invitò ad andare avanti. Disse che il predicatore voleva pregare per me. Per educazione andai e come arrivai davanti a lui cominciò a pregare in un modo strano; ad un certo punto impose la sua mano sulla mia testa e in quel momento sentii una scossa che partiva dalla punta dei capelli, mi attraversava tutto il corpo fino ad arrivare alla punta dei piedi. Rimasi scioccato, non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, so solo che il fratello Greco mi sussurrò che “Gesù” mi stava invitando ad arrendermi a Lui, mi consegnò un piccolo Nuovo Testamento tascabile dicendomi di scrivere il mio nome all’interno. Non so cosa mi spinse ma lo feci. Quella sera rientrai a casa sconvolto. Mia moglie se ne accorse ma non disse nulla. La mattina successiva sentivo il bisogno di andare al culto, di capire cosa mi stava succedendo, la fame di conoscerLo cresceva sempre di più. Dopo qualche domenica che andavo in chiesa mia moglie mi disse: “E io che faccio?” Risposi: “Se vuoi vieni anche tu!” 

Fu così che Gesù entro nella nostra casa e stravolse la nostra vita. Nella Sua Parola è scritto:

 “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.”  – Giovanni 8:32 

Questo verso lo feci mio, perché Gesù cominciò con me un lavoro di ristrutturazione, pezzo dopo pezzo mi tolse ogni vizio, e tuttora opera in me come un abile scultore.

Andrea.